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Le sacerdotesse dedicate al culto di Vesta sono espressione di una specialità che le pone al di fuori e oltre le regole che disciplinano ruoli, competenze e diritti della società romana. Il libro analizza le peculiarità che fanno della vestale una figura sui generis non legata a una particolare epoca storica ma intimamente connessa all'idem sentire. Le religiose sono cosa diversa rispetto alle donne del tempo. La religione si pone su un altro piano rispetto alla società ed è essa che tenta di influenzarla, non viceversa. La vestale persiste nell'essere in un microcosmo distinto dall'universo femminile, ma non prescinde totalmente da esso. Colei che è votata al culto coltiva alcune delle virtù proprie della matrona: la prima si dedica alla divinità come la seconda si dedica alla famiglia e al marito, ambedue sono tenute a una condotta morale specchiata, ma tra di esse il confine tra spirituale e materiale non è facilmente permeabile. Le vestali incarnano una spiritualità che è inscindibile dall'identità romana ma, appunto per questo, ciò che è loro proprio non può e non deve essere isolato dal contesto generale.